Segni del sacro e dell'umano

SEGNI DEL SACRO E DELL'UMANO 3 - Una ricerca nel territorio a NORD-OVEST di Modena

POSTILLA

Non è per una ragione di stile che ho usato la prima persona plurale in questa presentazione.
In effetti, lungo le strade percorse in bicicletta e a piedi alla ricerca di oggetti spesso poco visibili al passante frettoloso e distratto, ho incontrato tante persone disponibili –dopo aver visto di cosa si trattava– a raccontare quello che sapevano o che ricordavano riguardo a questo o quello, e anche a segnalare altre presenze nei dintorni e altre persone che potevano saperne di più. Da chi testimonia con gioia un gesto di preghiera che ad ogni maggio si ripete e rinnova da decenni, a chi ricorda con tristezza luoghi dove la preghiera è cessata; da chi ha esposto immagini ereditate da anziani che aveva assistito, a chi ha raccolto una lapide e l’ha affissa a un pilastro insieme a un’immagine; da chi ha raccolto una statua nei rifiuti riparandola e collocandola in un’edicola appositamente costruita davanti all’officina, a chi ereditando un’edicola e non potendo esporla per problemi condominiali la affida a un vicino che dispone di un proprio cortile; da chi, venendo ad abitare a Modena da fuori, espone sulla casa l’immagine mariana della propria città o paese, a chi cura la manutenzione di una maestà in giardino per rispetto alla memoria di chi l’aveva costruita e vissuta; da chi ricorda l’affetto di una sconosciuta passando davanti a un’immagine, a chi pone un crocifisso in un’edicola su un albero dalla quale era stata asportata un’altra immagine… e l’elenco sarebbe lungo, ma nelle schede c’è tutto.
Molti altri mi hanno affiancato, sia nell’esplorazione di qualche strada, sia nell’offrire segnalazioni di persone da cercare, di testi e documenti utili da consultare, sia nella ricostruzione e nell’interpretazione di certe situazioni, sia nel correggere con competenza traduzioni dal latino di certe iscrizioni…
Mi accorgo che questa ricerca ha radunato un piccolo, valente esercito di appassionati che molto volentieri, chi più chi meno, hanno collaborato all’impresa; anzi, decisamente felici del fatto che io l’abbia promossa e convinti del suo valore. Il che è stato un corroborante incoraggiamento. E l’opera è diventata comune. Popolare.
Per questo ho utilizzato il noi e non l’io. A tutti la mia gratitudine (spero anche a nome dei lettori… ).
A. D.
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